Ugo Rabbeno

(Reggio Emilia 1863 - 1897)
 
 

Fu uno dei più brillanti e acuti studiosi della cooperazione come fenomeno, sia a livello internazionale che italiano. Si laureò con una tesi sul movimento cooperativo inglese e fu tra i primi ad approcciarsi accademicamente e scientificamente al fenomeno, a livello sociale, economico ed etico.

Scrisse La cooperazione in Italia. Saggio di sociologia economica (1886) e Le società cooperative di produzione. Contributo allo studio della questione operaia (1889), che indirizzarono gli studiosi degli anni successivi. Per l’economista di Reggio la cooperazione era tesa all’unione, alla tessitura di reti e relazioni, ricercando un interesse collettivo, non privato:

«A porre in luce il carattere affatto diverso della cooperazione di fronte a quello della speculazione, basti osservare questo fatto, che, mentre le società cooperative, nei paesi ove hanno avuto diffusione, si sono unite in gruppi locali, regionali, nazionali, e probabilmente non tarderanno a costituire unioni internazionali (molti indizi ve ne son già a quest’ora), è ben raro il caso che delle società commerciali (o dei privati speculatori) si siano riunite per qualche scopo comune; e mentre le cooperative, man mano che progrediscono, tendono sempre più a collegarsi, le imprese speculative invece più sono prospere più si isolano. Tutto questo perché l’indole ne è affatto diversa, e nelle imprese speculative l’interesse privato egoistico e la concorrenza rendono impossibile l’unione»

Rilevò però le criticità della cooperazione in Italia, marginale e caratterizzata da forte frammentazione: per questo si allontanò dalla prospettiva di cooperazione integrale, intendendola come forma di impresa ispirata dai valori non speculativi seppur modello incapace di sostituire quello basato sul profitto.

Per lui “la cooperazione, figlia del socialismo, (...) del socialismo non seguirà affatto il cammino, e prendendone solo ciò che ha di nobile e di grande (...) cercherà di realizzare il suo programma, seguendo una via più modesta, una via meno avventurosa”.

La cooperazione non è in Italia una istituzione indigena: eccettuate le latterie sociali che sorsero spontaneamente anche qui, come in altri paesi, tutte le altre forme di società cooperative furono importate dall’estero”. Le latterie sociali - sono nelle parole di Ugo Rabbeno – “associazioni di coltivatori allevanti bestiame, i quali si uniscono per mettere in comune il latte prodotto dai loro animali, preparare con esso i latticini, e ripartirsi il prodotto in natura, o il suo valore, in proporzione del latte conferito da ciascuno”. In base al motto: “Burro di vacca, pessimo; burro di vacche, ottimo”.

Le principali opere di natura cooperativa di Ugo Rabbeno sono le seguenti:
Cooperation in Italy, translated by E.V. Neale. - Manchester : Coop. Printing Soc. Ltd, 1885, pp. 24
La cooperazione in Inghilterra (1885)
La cooperazione in Italia. Saggio di sociologia economica (1886);
Un preteso precursore della cooperazione in Francia: J. B. Buchez, Milano : Tip. Emilio Civelli, 1886, pp. 22 (Estr. da : Rivista di beneficenza pubblica e delle istituzioni di previdenza, a. 14., novembre 1886)
Modello di statuto per le società cooperative di consumo - Milano: Tip. degli operai, 1888, pp. 20
Lo stato attuale degli istituti cooperativi, Bologna : Fava e Garagnani, 1886, pp. 10 (Estratto da: Giornale degli economisti, vol 1., fasc. 4)
Le società cooperative di produzione: contributo allo studio della questione operaia (1889)
La guerra contro le cooperative di consumo - questo breve saggio si trova nel volume di Walter Briganti, Il Movimento cooperativo in Italia 1854-1925, pp.159-166
Non guastiamo la cooperazione - questo breve saggio si trova nel volume di Walter Briganti, Il Movimento cooperativo in Italia 1854-1925, pp.168-172
Il problema delle case operaie ed una recente pubblicazione americana, in «La Riforma Sociale», 1896, n. 2, p. 116

 
 

Per approfondire:

• C. A. Conigliani, Ugo Rabbeno, in La Riforma sociale, IV (1897), vol. 7, pp. 888-893
• Salvatore Fenicia, La evoluzione del principio cooperativo nelle opere di Ugo Rabbeno, in La Riforma sociale, VII (1900), vol. 10, pp. 133-155
• Alberto Basevi, Ugo Rabbeno, Roma, 1953.
• Lorenzo Dal Pane, Cooperazione e scienza economica, in Nullo Baldini nella storia della cooperazione, Giuffrè, Milano, 1996
• Enzo Pesciarelli, La cooperazione nel pensiero di Ugo Rabbeno, in Gli italiani e Bentham, a cura di R. Faucci, Franco Angeli, Milano, 1982, pp. 179-195
• Paolo Giorgini, Ugo Rabbeno: biografia di un intellettuale ebreo nella Reggio della seconda metà dell'Ottocento, in L’almanaccoreggiano.it, 1989-1991
• Mariella Nejrotti, La Cooperazione tra teoria economica e teoria del Socialismo, in Un territorio e la grande storia del Novecento, Ediesse, Roma, 2002.
• Aurelio Macchioro, Evoluzione sociale e cooperativismo in Ugo Rabbeno, Studi di storia del pensiero economico italiano, Franco Angeli, Milano, 2006, pp. 179-196
RABBENO, Ugo Raffaele in "Dizionario Biografico"

Hanno detto di lui:

Manfredi Alberti:
Sin dalla sua tesi di laurea Rabbeno aveva dimostrato di prediligere il cooperativismo come suo principale interesse di ricerca, tradottosi poi anche in un concreto attivismo. A partire dalla metà degli anni Ottanta, infatti, Rabbeno contribuì attivamente all’organizzazione del movimento cooperativo in Italia e in Europa. Nel settembre del 1886 partecipò come rappresentante della cooperazione italiana al Congresso internazionale delle società cooperative, svoltosi a Lione. Insieme ad altri docenti vicini al ‘socialismo della cattedra’, come Francesco Viganò e Ulisse Gobbi, fece anche parte del comitato promotore del congresso fondativo della Federazione nazionale delle cooperative, che si tenne a Milano dal 10 al 13 ottobre 1886; avrebbe poi partecipato, come membro dell’organizzazione e come relatore, a tutti i successivi incontri nazionali.

Il cooperativismo era nato da una matrice politica di tipo democratico e radicale, aprendosi successivamente, alla fine dell’Ottocento, all’influsso del socialismo e del cattolicesimo. Lo stesso Rabbeno si era inizialmente avvicinato al mondo della cooperazione su basi politiche moderate, intendendo lo strumento cooperativo come soluzione alla questione sociale e dunque come un’alternativa alla lotta di classe. Con il tempo egli si sarebbe tuttavia avvicinato alle posizioni dei socialisti, concependo il cooperativismo come un mezzo parziale, come tappa provvisoria per l’evoluzione verso una società di tipo collettivistico.

Come studioso Rabbeno offrì al pubblico importanti bilanci dell’esperienza cooperativa, fra cui La cooperazione in Italia (Milano 1886) e Le società cooperative di produzione (Milano 1889), opera premiata dal Reale istituto lombardo di scienze e lettere. Se nei suoi primi lavori sulla cooperazione aveva prevalso un approccio strettamente empirico e induttivo, nel volume del 1889 Rabbeno tentò di giungere a una teoria della cooperazione, imperniata sulla nozione di impresa. L’impresa cooperativa, nella definizione di Rabbeno, era intesa come una forma di cogestione della produzione nell’interesse collettivo dei soci, che poteva dispiegare pienamente i suoi effetti virtuosi solo in una società di tipo socialista. Concependo la cooperativa come una forma particolare di impresa economica, dominata come queste ultime dal principio universale dell’utile, Rabbeno anticipò di fatto alcune riflessioni di Maffeo Pantaleoni, che non a caso riconobbe in Rabbeno «il più colto e il più profondo degli scrittori moderni che si sono occupati di cooperazione»”.

Fonte: RABBENO, Ugo Raffaele in "Dizionario Biografico
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