I Probi Pionieri di Rochdale
Rochdale Equitable Pioneers Society
Nel 1844 a Rochdale, in Inghilterra, venne aperto uno spaccio da 28 soci, soprattutto tessitori: considerata una delle prime cooperative di consumo al mondo, si rivelò il punto di svolta del cooperativismo per la basi teorico-organizzative che vennero stilate e di cui si dotò.
I soci di Rochdale, infatti, rifiutarono il modello tradizionale della bottega a massimizzazione del profitto e adottarono delle regole organizzative interne: i Rochdale principles.
In poco tempo, e non senza boicottaggi da parte dei commercianti della zona, il numero dei soci aumentò notevolmente, e con esso la capacità di mantenere prezzi ancora più bassi; facilitando la riproposizione di un circolo virtuoso.
Gli statuti di Rochdale si ispirarono al pensiero di William King e di Robert Owen.
I principi praticati per l’amministrazione di questo magazzino cooperativo furono sei:
1. vendita a contanti a prezzi fissi;
2. ristorno proporzionale agli acquisti (il cosiddetto dividendo cooperativo);
3. libertà di acquisto - i soci non erano cioè obbligati per statuto ad acquistare solo e sempre dalla cooperativa;
4. pagamento dell’interesse minimo sui prestiti;
5. governo democratico, secondo il principio capitario “una testa, un voto”. Non solo gli uomini, ma anche le donne potevano diventare socie e partecipare alla vita dell’impresa e ai suoi processi decisionali;
6. neutralità e tolleranza religiosa.
A Manchester nel 1902 dinanzi ai cooperatori dell’ICA l’economista francese e studioso del movimento cooperativo Charles Gide affermerà:
“Ogni religione ha la sua leggenda, i suoi santi, i suoi luoghi di pellegrinaggio; essa non può farne a meno. E anche la cooperazione li ha, perché essa è una religione. Essa ha i ventotto apostoli che non erano pescatori ma tessitori; essa ha la sua culla in Toad Lane, dove è nata la vigilia di Natale. Essa avrà ora il suo Museo, dove si esporranno le sue reliquie e dove lunghe processioni di pellegrini, di tanti paesi diversi quanti quelli che vanno a Roma, verranno, se non ad inginocchiarsi almeno a raccogliersi nella commemorazione dell’opera più grandiosa che sia sortita da mano d’operai (...)
Oh Pionieri, io vi ringrazio non solo per averci dato un’organizzazione che ha procurato a milioni di uomini un conforto e un miglioramento delle condizioni della loro esistenza, ma, soprattutto, per averci dato un’ammirevole lezione di modestia mostrandoci che tutta la nostra scienza, tutta la scienza dei sapienti e degli scribi, tutta quella che si formula nei libri e nelle leggi, tutta quella in nome della quale noi istruiamo, noi governiamo gli uomini, non vale, in fatto di chiaroveggenza e di forza propulsiva, l’azione di pochi umili operai, che avevano semplicemente vissuto, faticato, sofferto e non avevano ricevuto altre lezioni che quelle che possono essere date dal lavoro manuale, dalla preoccupazione del pane quotidiano e dalla fede indefettibile nell’avvento della giustizia”.
Per approfondire:
• L. Sansò (a cura di), Rochdale 150 anni. Atti del convegno, Alberto Santoro Editore, Lecce, 1995
• G. J. Holyoake, La storia dei probi pionieri di Rochdale, Edizioni de “La rivista della cooperazione”, 1995