Friedrich Wilhelm Raiffeisen

(1818-1888)
 
 

Frederich Wilhelm Raiffeisen nasce il 30 marzo 1818, nel piccolo paese di Hamm sul fiume Sieg, un affluente del Reno che scorre tra Bonn e Coblenza. Egli fu il settimo di nove fratelli, avuti da Amalie Susanna Maria Lantzendorf e da Gottfried Friedrich Raiffeisen.

Il padre, originario di Mittelfiscach, fu sindaco (borgomastro) e pastore protestante. Morì di tubercolosi quando Federico aveva appena 4 anni. Negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza ricevette una profonda educazione religiosa, imparando a memoria buona parte del catechismo. La sua figura di riferimento, dopo la morte del padre, divenne il pastore Seippel, che gli farà da padrino alla cresima. Poiché la famiglia non poteva permettersi di far studiare il figlio, già dotatissimo, egli dovette rinunciare al ginnasio in una città vicina al paese natale e studiò presso una Scuola popolare.

Terminati gli studi, fu avviato alla carriera militare. Nel 1835 si arruolò infatti come allievo ufficiale nell’artiglieria dell’esercito prussiano. Dai 17 ai 20 anni potè approfondire lo studio di numerose materie, tra cui lo studio della matematica, la sua preferita, delle scienze naturali e di tutte le altre discipline che riguardavano la sua formazione militare.

Successivamente fu distaccato, in qualità di sottufficiale, alla Scuola Allievi di Coblenza. Nel 1840, a 22 anni, sosterrà e supererà brillantemente l’esame di ufficiale. L’anno dopo, nel 1841, sarà trasferito a Sayn, in una fonderia di armi dell’impero prussiano. A quel periodo risalgono i primi problemi di salute agli occhi. Problemi che, aggravati dai fumi e dai vapori della fabbrica, lo costrinsero nel novembre del 1842 al ricovero in ospedale. In quel periodo, membro di un’associazione culturale Euterpia, conoscerà Emilia Storck, originaria di Remangen, che solo successivamente, nel 1845, diventerà sua moglie, durante il suo mandato di sindaco a Weyerbusch. L’aggravamento delle condizioni di salute persuadono il giovane Raiffeisen ad abbandonare dopo sette anni di servizio la carriera militare e a far ritorno al suo paese natale.

Nell’autunno del 1843, per il tramite di uno zio materno, egli potè ben presto cominciare la sua seconda vita, durata ben trent’anni e dedicata alle funzioni amministrative. Assunto inizialmente come impiegato fuori ruolo al distretto di Mayern, grazie alle sue eccellenti qualità e al suo indiscutibile talento organizzativo, venne subito promosso segretario. Nel 1845, a soli 27 anni, fu nominato borgomastro di Weyerbusch, un villaggio di montagna del Westerwald che comprendeva ben 22 piccoli comuni rurali e che era noto come “il paese della povera gente”. Tra le sue funzioni di amministratore pubblico, vi era anche l’attività di rappresentanza delle frazioni rurali presso la prefettura di Altenkirchen e presso le autorità governative di Coblenza.

Vale la pena di ricordare ai lettori il primo significativo episodio della vita pubblica di Raiffeisen. Egli, dopo aver incontrato il maestro elementare di ritorno dal funerale di una piccola alunna, decise di darsi da fare per costruire una scuola tutta nuova. Per fare questo si affidò alla generosità di tutti gli abitanti del villaggio, devolvendo egli stesso parte del suo stipendio alla causa. Sarà quella la prima di una lunga serie di episodi, attraverso cui Raiffeisen dimostrò ai suoi concittadini la forza del motto “uno per tutti, tutti per uno”, posto alla base della sua filosofia e della sua attività di sindaco e di fondatore delle casse sociali di credito rurale.

Oltre l’acuta miseria, i contadini erano soffocati dal fenomeno dell’usura. Mancando ancora un sistema bancario funzionante nelle periferie dell’impero germanico, gli abitanti dei villaggi rurali finivano spesso nelle mani degli usurari, che imponevano prestiti con tassi di interesse sproporzionati e criminali.

Le condizioni meteorologiche del 1845 furono in tutta la Germania pessime da rovinare il raccolto dei campi. Lo spettro della “grande carestia”, che attraversò tutta l’Europa, avanzava paurosamente: il sindaco si risolse pertanto a fondare una Commissione di assistenza per i poveri e decise di chiedere un prestito agli abitanti più agiati dei 22 comuni. Come copertura, egli introdusse il principio della responsabilità illimitata dei soci. Con il denaro così raccolto potè acquistare il grano a Colonia e distribuire la farina fra i contadini indigenti. Per vincere la fame, promosse la costruzione di un formo comunitario, ancora una volta frutto della collaborazione di tutta la comunità. Così la Commissione di assistenza divenne un’Associazione per il pane, che fu venduto a credito a tutte le famiglia, anche le più povere, a bassissimo costo.

Dopo 3 anni, nei quali ebbe da Emilia due figlie, a Raiffeisen fu affidato un nuovo importante incarico. Il primo luglio 1848 giunge il decreto imperiale con la nuova destinazione: il distretto di Flammersfeld, nella stessa regione del Westerwald, contava 33 comuni e circa 5.000 abitanti. Qui, trovandosi di fronte gli stessi problemi, semmai più drammatici, di miseria e di ignoranza, decise di fondare un’associazione di contadini per l’acquisto in comune del bestiame. Nacque così il primo dicembre del 1849 la Società di mutuo soccorso di Flammersfeld per l’assistenza agli agricoltori sprovvisti di mezzi. Grazie anche alla vasta reputazione di cui godeva il nuovo sindaco, la Lega ottenne anche numerosi depositi da parte dei cittadini più benestanti. Nacque così un sistema di prestiti e depositi, una sorta di prima cassa rurale ed artigiana.

Dopo soli quattro anni, nell’autunno 1852, arrivò dalla prefettura di Colonia un nuovo ordine di trasferimento: Raiffeisen, la cui famiglia si era allargata con l’arrivo di due figlie, di cui una deceduta appena nata, abbandonò le campagne renane per raggiungere Heddesdorf, un borgo rurale di 9.000 anime, vicino alla città industriale di Neuwied, sul Reno. Qui nel maggio 1854 fonderà, con l’aiuto di 59 persone facoltose, la Società di beneficenza di Heddesdorf a favore non solo dei piccoli e medi contadini ma anche, come recitava lo statuto, dei bambini abbandonati, degli ex carcerati o dei senza lavoro. Dopo 8 anni decise di istituire una Cassa di mutuo credito per le classi umili.

Nell’agosto 1862, anche a causa di una malattia agli occhi che lo porterà alla cecità Raiffeisen decise di lasciare l’incarico di funzionario dell’Impero retto da Guglielmo I di Prussia. Data la precaria situazione finanziaria della sua famiglia, egli dovette inventarsi imprenditore, esercitando attività commerciali. In un primo tempo in una fabbrica di sigari a Neuwied e poi aprendo nella stessa città un negozio di vini. Nell’agosto 1863 morirà, a soli 37 anni, la moglie Emilia.

Raiffeisen verrà da qui in avanti accudito da Amalia, la figlia più grande, che lo affiancherà come segretaria e lo aiuterà nella scrittura dell’opera dedicata al mutuo credito pubblicata per la prima volta nel 1866 con il titolo “Le associazioni di credito come mezzo per combattere la miseria delle popolazioni rurali”. Un anno dopo la pubblicazione del libro, Raiffeisen sposerà in seconde nozze Maria Panserot. Nel 1869 egli decise di costituire una prima Cassa centrale “per la compensazione e la gestione dei fondi in eccedenza”. Successivamente nel 1874 fu la volta di una Banca generale dell’agricoltura tedesca. Infine, il 1877 fu l’anno in cui si istituì un ente di tutela, la Federazione delle Casse centrali, per diffondere le associazioni di credito nel Reich.

Raiffeisen muore l’11 marzo del 1888 a Heddesdorf, dove è sepolto, prossimo al compimento del settantesimo anno di età.

 
 

In occasione del bicentenario della nascita di Friedrich Raiffeisen (1818-2018), la Fondazione don Lorenzo Guetti, in collaborazione con la Federazione Trentina della Cooperazione, ha organizzato a Trento un convegno per ricordare il pensiero e l’opera del borgomastro tedesco. Nell’occasione è stato presentata la traduzione italiana di un recentissimo profilo biografico del cooperatore renano a cura del prof. Michael Klein.

Dalla prefazione di don Marcello Farina leggiamo:
Raiffeisen appartiene infatti a quella lunga schiera di personaggi che hanno saputo accompagnare, in maniera diversa e multiforme, intere generazioni di donne e di uomini nel contesto, drammatico ed esaltante ad un tempo, di una trasformazione epocale della storia dell’umanità, prodotta dalla Rivoluzione industriale e dagli effetti in campo economico, sociale, politico, culturale e anche religioso da essa generati. Egli sa cogliere con grande acutezza la situazione disastrosa del popolo, di cui ha la responsabilità come sindaco di alcuni paesini del Westerwald renano in Germania e costituisce progressivamente quelle forme di intervento concreto ed efficace che si tradurranno soprattutto nelle Associazioni Casse di Prestito, a partire dal 1866 in avanti. A lui farà esplicito riferimento anche don Lorenzo Guetti che costruirà il suo sistema cooperativo proprio a partire dallo statuto di quelle associazioni create da Raiffeisen, adattandolo alle situazioni del Trentino della seconda metà dell’Ottocento.

Sul rilievo delle istituzioni cristiane per l’impresa cooperativa:
Ricorrendo alla più antica unità organizzativa esistente, la parrocchia appunto, egli intendeva sfruttarne la caratteristica più spiccata, ovvero la mutua e precisa conoscenza dei suoi membri, attraverso cui sarebbe stato possibile “risvegliare il senso di comunità”, essenziale per le associazioni, e “costruire, così, una sorta di famiglia allargata”, i cui componenti si aiutassero a vicenda ma vigilassero anche sull’affidabilità morale sotto forma di controllo sociale. È chiaro, comunque, il rilievo maggiore che il cristianesimo e le sue istituzioni venivano ad acquisire nella stessa organizzazione “materiale” delle casse di prestito raiffeiseniane. (...) Per Raiffeisen era, dunque, giunto il momento di dare un orientamento diverso allo spirito imperante del tempo, perseguendo obiettivi differenti, possibili soltanto con il ritorno alla fede cristiana di tutte le classi sociali. Perciò anche le Associazioni Casse di Prestito richiedevano individui “consapevoli della resa dei conti nell’aldilà e del fatto che la vita eterna dipende dalle azioni compiute in quella terrena”. Si trattava, per così dire, di recuperare lo spirito delle prime comunità cristiane dove, come scrivono gli Atti degli Apostoli, “tutti i credenti vivevano insieme e mettevano in comune tutto quello che possedevano” (Atti 2,44).

RAIFFEISEN E GUETTI di Michele Dorigatti
Non sono famosi, non hanno mai goduto di grande attenzione. Eppure, Friedrich Raiffeisen(1818-1888) e Lorenzo Guetti (1847-1898), a metà Ottocento, hanno costituito due interessantissimi casi di riscatto sociale. Le loro opere hanno raggiunto risultati insperati anche grazie a un fertile terreno di coltura, rappresentato dalle grandi tradizioni del solidarismo cristiano e del riformismo socialista al cui interno muoverà i primi passi l’esperienza cooperativa. Che cosa hanno in comune il borgomastro tedesco di cui ricorrono i 120 anni dalla morte, e il sacerdote trentino , scomparso 110 anni fa, all’età di 51 anni?

Animati da una incrollabile fede religiosa e dotati entrambi di grandissimo talento organizzativo, operarono in aree del Regno di Prussia e dell’Impero austroungarico marginali da un punto di vista economico e messe in ginocchio dalla crisi agraria. Estranei ai cambiamenti portati dalla Rivoluzione industriale, la Renania e il Trentino vedono le loro popolazioni rurali di montagna sprofondare in una crisi senza precedenti. E’ la fine della civiltà contadina, basata su un’economia di sussistenza. L’assenza cronica di denaro, le carestie e le calamità naturali spinsero i contadini e gli artigiani a ricorrere al credito usuraio e, nelle vallate trentine, ad alimentare il fenomeno delle emigrazioni, prima stagionali e domestiche – verso le città del Nord Italia - poi permanenti e oltreoceano – verso le capitali europee e il Nuovo Mondo.

Di fronte a questo scenario desolante, Raiffeisen e Guetti seppero tirare fuori dalle genti l’ultima risorsa che era loro rimasta: l’auto mutuo aiuto, ben simboleggiato dal motto tedesco “Einer fur alle, alle fur einen” e dalla sua versione italiana, “Tutti per uno, uno per tutti”. Il sindaco renano e il prete giudicariese unirono le forze e agirono insieme, in uno sforzo cooperativo che abbandonò la dimensione caritativa per assumere via via la logica del mutuo soccorso e infine quello dell’auto-organizzazione imprenditoriale.

Per rispondere al bisogno di microcredito, Raiffeisen fonda nel 1846 la prima cassa sociale di credito, ad appena due anni di distanza dall’apertura del primo magazzino cooperativo in Inghilterra, a Rochdale, sobborgo industriale di Manchester. Rispetto al modello proposto da un altro pioniere della cooperazione tedesca Herman Schulze, che privilegiò con le banche popolari i ceti medi e le città dell’impero, il sistema Raiffeisen si diffuse a macchia d’olio tra i contadini e i piccoli possidenti delle campagne renane. Ai prestiti di piccola entità, qualche scudo in tutto, le commissioni, i cui amministratori operavano gratuitamente, ammettevano, senza troppi oneri burocratici, tutti i membri della comunità, portando come garanzia la reputazione goduta e la terra coltivata. Dopo un attento esame delle due soluzioni, le istituzioni imperiali e la chiesa locale trentina, con don Lorenzo in testa, scelsero di abbracciare il modello raiffeiseniano: sarà invero solo per una coincidenza che a Santa Croce del Bleggio nascerà prima la cooperativa di consumo, ribattezzata “famiglia cooperativa”, per distinguerla dagli esercizi commerciali privati, e poi, a Quadra, la cassa rurale nel 1892.

In vita i due fondatori ebbero grandi riconoscimenti: mentre le autorità prussiane annotavano come la fiducia della gente nei confronti del borgomastro fosse letteralmente senza limiti, le elezioni di Lorenzo Guetti alla dieta tirolese avvenivano a furor di popolo. A distanza di un secolo e più dalla scomparsa, ancora molto si può fare per valorizzare appieno la loro inestimabile eredità.


Per approfondire:

M. Klein, Friedrich Wilhelm Raiffeisen. Cristiano, riformatore, visionario, Fondazione don Lorenzo Guetti - Federazione Trentina della Cooperazione, Trento, 2018