Di famiglia ebraica, fu allievo di Luigi Luzzatti e direttore della Lega nazionale delle cooperative.
Basevi fu segretario dell’appena costituito Istituto nazionale di credito per la cooperazione che con gli anni verrà rimodulato e trasformato in Banca Nazionale del Lavoro (ente di cui fu direttore centrale).
Durante il fascismo dovette abbandonare le sue cariche a causa delle sue origini, ma con l’affermazione della Repubblica si mostrò nuovamente attivo propulsore dell’organizzazione del mondo cooperativistico. Contribuì alla rinascita della Lega delle cooperative e diede impulso alla cosiddetta ‘legge Basevi’, strumento a favore dell’organizzazione cooperativistica nel Paese.
Studioso del mondo cooperativo, si approcciò ad esso, attraverso alcune pubblicazioni, con respiro europeo focalizzato sull’origine e sulla storia del fenomeno in diversi Paesi.

Basevi pronuncia questo discorso ai giovani dell’ICA-International Co-operative Alliance:

“Vien fatto di domandarsi: ma insomma, che cosa è che tiene legata tutta questa massa di gente? Una fede religiosa? No, perché ci sono cooperatori di ogni credo, dagli indù agli ebrei. Un ideale politico? Nemmeno perché ci sono cooperatori liberali come comunisti, socialisti come democristiani. Una cosa molto semplice, invece, che si può epilogare brutalmente in una parola sola: la fame. E una convinzione sola, che, a domarla, nulla può valere quanto l’unione delle forze degli affamati. (…) Il segreto della cooperazione è tutto qui: l’unione di piccole, piccolissime forze che, prese ciascuna a sé non valgono niente, unite insieme tanto più valgono quanto più il loro numero è grande”.