Beni relazionali


Il concetto di ‘bene relazionale’ è introdotto nel dibattito dell’economia a metà anni Ottanta del Novecento da sociologi come Pierpaolo Donati, da filosofi come Marta Nussbaum e da economisti come Benedetto Gui per cui tali beni sono quelle esperienze umane dove è il rapporto in sé a costituire il bene e la relazione non è strumento funzionale allo scambio economico.

I beni relazionali sono costituiti da quei beni che possono essere prodotti e fruiti in modo ottimale soltanto assieme da coloro i quali ne sono al tempo stesso i produttori e i consumatori tramite le relazioni che connettono i soggetti coinvolti. Si tratta cioè di quei beni la cui essenza è data dalla qualità della relazione che si instaura tra produttore e consumatore: servizi educativi, sanitari, assistenziali e culturali. Amicizia, fiducia, felicità, lavoro eudaimonico sono altrettanti esempi di beni relazionali.

I beni relazionali sono tecnicamente beni che presentano la seguente caratteristica: l'utilità che conferiscono a chi li consuma dipende dalla particolare relazione che si instaura tra chi offre e chi domanda beni relazionali. Questo vuol dire che nel bene relazionale il modo conta: il modo con cui il bene viene fornito o prodotto e il modo in cui viene consumato contano ai fini della creazione di utilità.

Non così nei beni privati, la cui utilità è intrinseca, legata alle proprietà che essi hanno, indipendentemente dal modo in cui vengono forniti.



Per approfondire:

P. Donati, Scoprire i beni relazionali, Rubbettino, Catanzaro 2019